Una caratteristica fondamentale della pallavolo è quella che non prevede i contatti fisici tra i giocatori, Il livello della performance si raggiunge nel momento in cui si migliorano l’agilità la prontezza di riflessi e la capacità di concentrazione in combinazione con il miglioramento della forza fisica.
Ogni giocatore in campo ha un ruolo da ricoprire nel dettaglio e nonostante l’elevato uso degli arti superiori, durante i tasks specifici dello sport, la maggior parte degli infortuni è riferito agli arti inferiori. Infatti uno studio effettuato all’Oslo Sports Trauma Research Centre (OSTRC), pubblicato negli ultimi anni, ha voluto porre l’accento sulla piramide di infortuni che possono verificarsi nella pratica della pallavolo. Lo studio ha confermato il fatto che le strutture ossee e legamentose della caviglia sono le più soggette a lesioni (a causa delle ricadute dai salti di un giocatore, sui piedi dell’avversario), seguite poi da lesioni alle dita della mano (soprattutto primo dito/pollice), problematiche al rachide lombare, sindromi da overuse (sovraccarico) del ginocchio e della spalla. Riassumendo abbiamo:
- Caviglia;
- Dita della mano;
- Rachide, in particolare lombare;
- Ginocchio;
- Spalla.
Ciò fa comprendere come sia necessario estendere a tutte le strutture corporee la giusta attenzione riabilitativa e considerare il concetto di catena cinetica. Grazie ad essa le forze vengono trasmesse dalla caviglia durante il salto fino ad arrivare alla spalla e alla mano per la schiacciata, il tutto passando per la rotazione e estensione della colonna vertebrale.